Anche le favole hanno una fine. Ieri nell’aula delle conferenze dello Stadio Olimpico si è iniziato a scrivere l’ultimo capitolo della Favola Danza, che purtroppo non avrà il solito finale “ vissero tutti felici e contenti”. Oggi giornali e Tv, hanno dedicato un ampia pagina a DANZOPOLI. Un termine che a distanza di 5 anni, (2006 Calciopoli) torna a travolgere il sistema sportivo italiano. Questa volta però, non è un fatto che riguarda gli altri, purtroppo è accaduto in casa nostra. Uso il termine nostra, perché i giornalisti che si sono occupati di scrivere la notizia, hanno fatto tutta di un erba un fascio.
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Come presidente dell’ANMB mi sento in dovere di dissociarmi da tutta questa informazione deviata e poco approfondita. Come tutti sapete in Italia esistono varie realtà di danza, quella coinvolta nello scandalo è la realtà che avrebbe più di tutte dovuto dare buon esempio. Gestione trasparente, risoluzione del conflitto di interesse tra insegnanti e giudici, lealtà sportiva. Ma tutto questo era solo sulla carta. Già nel 2006/2007, noi dell’ANMB, abbiamo presentato un dossier all’allora Ministro dello Sport Giovanna Melandri, denunciando che la FIDS con il suo operato andava contro lo statuto CONI e il Codice di Comportamento Sportivo emanato dal comitato olimpico nel 2004, evidenziando anche la non applicazione dell’ articolo 80 dello statuto Federale. La FIDS in quell’epoca era ancora una Associata e il 26 giugno 2007, quando è stata annoverata tra le FSN riconosciute, il presidente CONI Giovanni Petrucci l’ha presentata alla stampa dicendo testuali parole “ La Federazioni Italiana Danza Sportiva, oggi entra a pieno titolo nel salotto bene del CONI”. Allora mi chiedo come mai solo oggi tutto esplode? Quel dossiere che fine ha fatto? E’ stato accantonato oppure volutamente ocultato? Chi aveva interesse a mettere tutto a tacere? Le vicende che, oggi, stanno scuotendo i vertici della Federazione, divisione di carriere, mi portano a rilanciare l’annosa domanda: La danza è sport o arte? Un giudice non insegnate, secondo me, in questa realtà non potrà mai esistere. Rinunciare all’insegnamento per dedicarsi interamente al ruolo di giudice è una scelta che secondo me, pochi possono fare. Oggi la danza si è evoluta in maniera esponenziale. I maestri che insegnano si tengono costantemente aggiornati per essere al pari dei colleghi stranieri. Il giudice non insegnante, secondo me, non avrà mai la preparazione del maestro, che la studia per status professionale. Un ufficiale di gara, con due corsi professionali all’anno, non sarà mai in grado di uguagliare la preparazione di un maestro che, invece, 24 ore al giorno vive di ballo. Il giudice di danza non potrà mai essere paragonato a quello del calcio, perché quest’ultimo dovrà conoscere a memoria un prontuario di regole che gli permettono di riconoscere un fallo da un fuorigioco, oppure un commissario di danza non sarà come uno di pattinaggio, in quanto quest’ultimo è avvantaggiato da una esecuzione che ha in sè delle difficoltà da superare e che se sbagliate, portano ad una penalità (per esempio salti axel, toeloop, rittberger, flip e lutz, oppure sollevamento della dama con una mano o quant’altro), tutto questo nella danza non c’è, nella nostra disciplina manca l’elemento difficoltà… Queste considerazioni mi hanno sempre portato ad oppormi alla definizione di danza come sport. L’ attività sportiva, i ballerini la praticano in allenamento, nella preparazione di programmi, nello studio della tecnica. MA, una volta entrati in pista, e questo tutti lo sappiamo, altri fattori influenzano il giudizio del commissario di gara. Tra le varie componenti da valutare, la tecnica è una di queste e tutti sappiamo che, la somma di altre considerazioni (bellezza, postura, energia, interpretazione e cosi via) portano inevitabilmente il giudice ad esprimere una valutazione soggettiva. Un ultimo punto sul quale vorrei dissentire riguarda i numeri che tutti i giornali hanno riportato, chi è quel insegnate che si fa pagare 300 euro a lezioni? Dichiarazione non veritiera, fatta volutamente per scoraggiare i giovani nell’intraprendere l’attività della danza. Hanno voluto dipingere un mondo visto da una sola prospettiva, quella dell’ individualismo, potere ed egoismo che prevalgono sul buon senso della collettività. Per tutti gli imputati, che per anni hanno spadroneggiato, infrangendo tutte le regole di comportamento etico e professionale mi auguro ci sia una punizione esemplare che faccia riflettere tutti noi. Il mio impegno, già più volte dichiarato, sarà quello di continuare il dialogo con le istituzioni statali per ottenere un riconoscimento e una regolamentazione che ci permetta di operare e progettare un futuro sicuro e stabile per la tutela di ogni socio e competitore.
Il vostro Presidente Stefano Francia |